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Cronaca

La casa degli orrori: bimba di 18 mesi violentata e uccisa dal patrigno

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Una vera casa degli orrori a Como dove il patrigno di una bambina di soli 18 mesi l’ha riempita di botte fino a che la piccola non ha resistito più ed è morta.

La picchiava da vari giorni, provocandole lesioni anche sull’esile capo, dopo aver a lungo abusato di lei.

Il 25enne Gabriel Robert Marincat, compagno della mamma l’ha colpita fino a farla morire.

L’orribile omicidio si è consumato in via Dante Alighieri a Cabiate, in provincia di Como.

La sera dell’11 gennaio la piccola Sharon è stata soccorsa: con lei, in casa, Gabriel, l’uomo che la mamma della bimba aveva cominciato a frequentare tre mesi prima.

Quel giorno la piccola è sola con Marincat. L’uomo chiama la sua fidanzata avvisandola che la bimba non sta bene. La mamma, preoccupata, avvisa subito la nonna, chiedendole di andare a vedere cosa sia successo. Ma Marincat mente anche all’anziana, racconta di un incidente con una stufetta, che la bambina si sarebbe tirata addosso mentre giocava.

La nonna di Sharon capisce che la piccola sta male, la nipotina ha una ferita al labbro e vomita. Decide di chiamare i soccorsi. Trasportata a Bergamo, la piccola morirà il giorno dopo.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Andrea Giudici, sono elencate tutte le criticità riscontrate dal medico legale di Bergamo che ha effettuato l’autopsia.

Quel pomeriggio la piccola Sharon Barni è “stata ripetutamente picchiata nonché violentata”.

L’esame autoptico è impietoso: trauma cranico, incompatibile con una caduta accidentale. Una lesione di quel tipo, genera fin da subito dolore, irritazione alle meningi, sanguinamento intracranico e una progressiva degenerazione neurologica.

Ma gli orrori non sono finiti, c’è dell’altro: l’autopsia ha rivelato delle lacerazioni nelle parti genitali che lasciano supporre degli abusi sessuali commessi sul corpo della bimba di 18 mesi.

Caserta

Si lancia sotto l’auto per sfuggire alle forze dell’ordine: rimane incastrato

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Un uomo, di origini ucraine, in evidente stato di ebbrezza, ha cercato di sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine lanciandosi sotto un’auto in transito col tentativo di darsi alla chetichella. E’ accaduto nella serata di ieri in via Acquaviva, in quel di Caserta.

Grazie all’intervento tempestivo dei vigili del fuoco, l’uomo è stato disincastrato dalla Pegeout 208 nera, che si trovava a passare in quel momento, e trasportato in ospedale.
Non è in pericolo di vita: tragedia solo sfiorata.

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Castel Volturno

Castel Volturno (Ce), quindicenne muore in piscina al compleanno dell’amica

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Un ragazzo, originario di Capua, quindicenne, è morto mentre era in una piscina di Castel Volturno.
Secondo le prime ricostruzioni, si tratterebbe di un malore improvviso.
La vittima era con una comitiva di coetanei a festeggiare il compleanno di una compagna.   
La tragedia è avvenuta al condominio “Fontana Bleu”, in Via Del Mare a Castel Volturno.

I soccorritori, una volta giunti sul posto, hanno constatato il decesso del giovane.

I carabinieri del reparto territoriale di Mondragone, guidati dal Colonnello Bandelli, hanno avviato le indagini sul caso.

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Aversa

Aversa, mazzette per i permessi: tornano liberi ex dirigente, imprenditore e 3 tecnici 

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La maxi inchiesta condotta dalla Procura di Napoli Nord, sui permessi a costruire ad Aversa, vede una chiara svolta per alcuni degli indagati.
Il tribunale del riesame ha revocato la misura cautelare nei confronti dell’ex dirigente comunale Raffaele Serpico, assistito dall’avvocato Michele Dulvi Corcione che è riuscito – grazie al suo lavoro encomiabile – a far tornare in libertà il suo assistito.
Liberi anche l’imprenditore Yari Cecere, Anna Cavaliere, Donatello Diana e Alfonso Pisanelli.
Non sussisterebbero gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei sopraccitati, secondo i giudici partenopei ai quali è stata impugnata l’ordinanza di custodia cautelare ordinata dal gip Donata Di Sarno.
Gli indagati rispondono, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. All’epoca dei fatti, sarebbero state elargite delle mazzette per alterare i progetti e favorire costruzioni con aumenti di volumetrie superiori al 35%, il limite consentito dal ‘piano casa’ della Regione Campania.

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